giovedì 15 maggio 2014

STO Un riassunto della lezione di domani
Cosa succede in Russia (poi URSS) dopo la Rivoluzione d’ ottobre del 1917?
1918-1920 Guerra civile tra bianchi e rossi. I bianchi facevano i pogrom, cioè lo sterminio degli ebrei. Il capo militare dei rossi era Trotski.
Lenin e la dittatura del partito bolscevico
Alla fine di questo scontro vinsero i bolscevichi di Lenin.
Con Lenin non c’era un vero egualitarismo, ma una dittatura del partito comunista. La Russia venne trasformata in URSS,  stato multinazionale che tutelava tutte le sue etnie, ma in realtà alcuni paesi erano sfavoriti. Dopo le rivolte a causa della carestia del 1921-22 però decise di cambiare la sua politica e di concedere maggiore libertà. Lenin volle così realizzare un comunismo che consentisse un minimo di iniziativa economica privata e diede inizio alla NEP (nuova politica economica). Piccoli artigiani, bottegai, contadini potevano avere dei beni di proprietà e così l’economia russa negli anni ’20 rifiorì.
Stalin e il totalitarismo comunista
Nel 1924 Lenin morì e si contrapposero due linee: una favorevole alla continuazione della NEP e allo sviluppo dell’agricoltura; l’altra, guidata da Trotski, favorevole invece alla cosiddetta “rivoluzione permanente”, internazionalista e volta a eliminare qualsiasi forma di proprietà privata. Nessuna di queste due linee prevalse, perché si affermò invece Stalin, che nel 1928 decise di eliminare la NEP e quindi la proprietà privata ma che nello stesso tempo non era internazionalista e sosteneva l’idea del “socialismo in un solo paese”. Stalin era favorevole all’industrializzazione forzata della Russia, che si doveva realizzare seguendo rigidi programmi quinquennali e con   ritmi di lavoro massacranti come negli anni del comunismo di guerra. Il simbolo di questo periodo fu l’operaio Stachanov, che lavorava con ritmi esasperati ed era considerato un eroe da Stalin.  Stalin era inoltre ostile ai contadini, in particolare a quelli ricchi detti kulaki, che obbligò a una collettivizzazione forzata dei loro beni in aziende cooperative dette kolchoz (dal 1930). Chi si rifiutava veniva ucciso o mandato nei campi di concentramento (gulag) in Siberia. La Russia stalinista, detta URSS, era una dittatura violenta e sanguinaria, che fece milioni di  morti e fu il primo esempio di totalitarismo, cioè di stato che considera i cittadini come soldati in una caserma, costretti a obbedire agli ordini che vengono dall’alto, e che si regge sulla propaganda e sul terrore. Tutti gli oppositori vennero uccisi, a partire da Trotski che prima dovette fuggire e poi fu fatto assassinare da Stalin. Il sogno del comunismo come uguaglianza tra i lavoratori e libertà si trasformò nell’incubo del “socialismo reale”.
Riassumendo: politica economica di Lenin era la NEP, mentre la politica economica di Stalin era basata sull’industrializzazione forzata (piani quinquennali), sulla collettivizzazione delle campagne (kolchoz).
Gli operai lavoravano con ritmi massacranti e restavano molto poveri perché tutte le energie erano usate per costruire l’industria pesante (ad es. siderurgica) e le infrastrutture (strade, ponti, ferrovie). Grazie a questo sforzo l’URSS divenne una potenza industriale mondiale. Grandi progressi furono ottenuti anche con l’alfabetizzazione del popolo. Nelle campagne invece la collettivizzazione dei kolchoz ebbe effetti disastrosi abbattendo la produttività alimentare e dando origine a gravi carestie dovute alla fame (1931-32: milioni di morti).
Stalin asservì il popolo russo ad una ristretta oligarchia di funzionari di partito. Il “socialismo reale” non era egualitario ma somigliava ai vecchi regimi assolutistici, con pochi privilegiati e una massa di sfruttati.
Per farlo usò la propaganda e il terrore. La propaganda consisteva nell’indottrinamento ideologico a scuola, nell’uso del cinema e della radio, nel culto della sua personalità con grandi foto e statue nelle piazze. Per quanto riguarda il terrore, sono tristemente famose le “purghe staliniane” cioè l’eliminazione (epurazione) dei propri avversari nel partito, l’uso della polizia segreta (cekà) e  la reclusione in campi di concentramento detti gulag. Alcuni intellettuali hanno raccontato la loro esperienza di reclusi nei gulag: ricordiamo il poeta Osip Mandelstam, mentre Solgenitsin  scrisse un libro inchiesta nel 1958 (“Arcipelago gulag”). Come già detto, il regime staliniano ha il carattere dello stato totalitario (che lo accomuna a nazismo e, in minor misura, fascismo). Il totalitarismo è un fenomeno tipico del Novecento e della società di massa nata dalla II rivoluzione industriale (approfondiremo nella prossima lezione)